Coronavirus – testimonianze MI’mpegno

Cari Amici,

mai come in questi giorni che siamo lontani, possiamo sentirci ancora più vicini.
Anche se il contagio ancora non si è arrestato possiamo contare sul grande cuore dei milanesi e su inarrestabili gesti di solidarietà.
La generosità, la carità e la bellezza non si fermano e MI’MPEGNO, in modo particolare con il suo Laboratorio Sanità, è in prima linea nel ricordare a tutti che insieme ce la faremo.

Come?

  • Raccogliendo testimonianze, racconti, proposte, grida di dolore (che ci aiutano a capire cosa sta succedendo e quanta umanità sta combattendo questa battaglia per la vita) e mettendoli a disposizione di tutti con gli strumenti che abbiamo e che in questo periodo abbiamo potenziato (sito, pagina facebook e twitter). Di seguito vi riportiamo la sintesi di alcune testimonianze, che troverete per intero sul sito.
  • Facendo nostra l’iniziativa “condominio solidale” lanciata dalla associazione ANAPIC – Associazione Nazionale Amministratori Professionisti Immobili e Condomini per sostenere e supportare i soggetti deboli e più anziani, presenti nel condominio. Cittadini e soprattutto giovani volontari e in buona salute, residenti nello stesso stabile e in edifici adiacenti, potranno aiutare i più bisognosi per le normali attività quotidiane (per esempio acquisto di spesa, medicinali, giornali, gestione di animali domestici, spedizioni e pagamenti in Posta), il dettaglio dell’iniziativa sul sito e sulla pagina FB. Per maggiori info e aiuto: segreteria@anapic.it o info@mimpegno.com.
  • Chiedendo a tutti, nella propria vita quotidiana di “quarantena” o di lavoro/servizio, di farsi antenna della carità e solidarietà, affinché si possa uscire presto da questo periodo per ricominciare a costruire, più forti di prima.
  • Sostenendo la campagna di raccolta fondi per i volontari della Croce Bianca Milano, angeli di questi giorni bui. Per fare una donazione:

https://www.gofundme.com/f/1xbmwpo0pc?sharetype=teams&member=3871704&utm_medium=social&utm_source=instagram&utm_campaign=p_na+share-sheet

Con affetto.

Carmelo Ferraro per MI’mpegno

I racconti dal Laboratorio Sanità di MI’mpegno

La testimonianza di Cinzia Montani
Anestesista, rianimatore pediatrico, Ospedale De Marchi.

“Oggi sono stata al padiglione De Palo dove il nostro caposala sta aiutando ad allestire altri 20 o 25 letti di terapia intensiva che potranno aprire lunedì o forse anche prima.
Giriamo per le stanze una dopo l’altra, famigliari per organizzazione, spazi e strumentazioni. Grande entusiasmo per la possibilità che ci è data di aiutare qualcuno, di essere parte di un progetto. Dopo aver capito dove vestirsi e svestirsi con i vari indumenti che servono per entrare dai malati infetti, usciamo dall’uscita di servizio per non disturbare i lavori: lo sguardo di noi 3 rianimatori pediatrici si ferma su una barella con una cassa zincata sopra.
In attesa. Le parole si gelano nell’aria circostante e cadono per terra insieme a lacrime non ancora versate.

Questo è successo oggi.
Un abbraccio a te che ascolti”.

La testimonianza di Gianandrea Baldazzi
Professore Scuola di Specialità in Chirurgia Generale Università degli Studi di Milano
Direttore Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale ASST NORD MILANO

“L’ASST Nord Milano in due settimane ha trasformato reparti, triplicato o quasi i posti di rianimazione e ottimizzato i percorsi dei pazienti chirurgici, per poter lasciare spazio ai pazienti oncologici, che per il momento si continuano a seguire.

E’ ovvio che ognuno per il proprio ruolo sta lavorando senza sosta, annullando praticamente i riposi, anche perché al di là del virus, purtroppo, i pazienti continuano ad ammalarsi di tumore e a questi bisogna dare una risposta.

Nonostante tutto, tra gli operatori non c’è un filo di scoramento o di depressione.

Questa è la dimostrazione che chiunque lavori alla salute del malato ha in sé una forza dovuta da quanto si crede in questa missione.

Finisco con un’osservazione purtroppo ineludibile. Se il SSN non fosse costituito da persone che svolgono il loro lavoro come una missione, sarebbe da tempo imploso.

Una classe di lavoratori spesso aggredita, che ora sta dimostrando tutto il suo valore salvando migliaia di vite umane, senza paura di essere infettati.

Perché alla fine non temiamo per noi stessi, ma per i nostri famigliari.

E’ davvero un momento difficile per tutti. E per noi ancora di più. Ogni giorno cambiano le direttive, ogni giorno dobbiamo cambiare organizzazione.

Ogni giorno non sappiamo cosa succederà il giorno dopo e quando davvero tutto questo finirà.

Ma come diceva il film: quando il gioca si fa duro, i duri iniziano a giocare”.

La testimonianza di Geltrude Consalvo
Medico di Medicina Generale, Psicoterapeuta, componente dell’Ordine dei Medici di Milano

“Solo poche settimane fa venivo catapultata nell’emergenza Coronavirus. Come molti ho dovuto ripensare all’organizzazione del lavoro in ambulatorio e alla gestione della famiglia. La conoscenza del paziente e delle sue relazioni strette, del territorio in cui vive o opera mi hanno sempre rassicurato nella loro stabilità, ma adesso tutto assume un significato diverso, il territorio è un incrocio di strade deserte, i pazienti sono casi sospetti.

Mi rendo conto che il virus cambia il senso delle cose e monopolizza le nostre energie e i nostri sforzi. I pazienti mi girano tutto ciò che trovano in rete cercando spiegazioni, rassicurazioni, risposte. Curo come sempre non solo i loro sintomi, ma anche le loro ansie, senza poter parlare delle mie.

Mi rendo conto di non avere sufficienti mezzi di protezione per loro e per me.

La Ats promette rifornimenti, ma è in ritardo con le consegne e intanto il pericolo del contagio è reale. Recupero degli occhialini da piscina e mi costruisco mascherine con carta da forno ed elastici, ogni sera a fine lavoro ne faccio un buon numero da distribuire anche ai pazienti. L’ansia di poter essere proprio io la fonte del contagio non mi abbandona.

Devo in questo particolare momento di segregazione domiciliare pensare ai pazienti anziani e soli e recuperare la visita domiciliare umanizzatae portar loro direttamente i farmaci e non solo le ricette, aiutarli nelle videochiamate per vedere e salutare parenti lontani.

Anche il paziente che ritenevo più distante mi mostra sostegno e vicinanza, mi riserva una buona parola, capisce finalmente i veri bisogni sanitari. In mezzo a tante distanze fisiche, si intrecciano legami inaspettati, riscopro il valore sociale e clinico della prossimità della cura.”

La testimonianza di Angelo Pezzi
Direttore U.O.C. Anestesia e Rianimazione Ospedale “E. Bassini”

“Terapia Intensiva: 15mo giorno e 15ma notte dell’emergenza Covid-19. E’ davvero sorprendente constatare come, in una condizione che dovrebbe generare disagio fisico e mentale, tutti i medici e gli infermieri della mia equipe appaiano sereni e determinati nel condurre questa battaglia. Credo di sapere da dove arriva tutta questa forza… ma certo, è quella che trasmettono i nostri pazienti, è la consapevolezza di lottare per rimanere attaccati alla vita, il dono più grande che ognuno di noi ha ricevuto. Nessun dubbio che vinceremo.”

La testimonianza di Riccardo Castoldi
Medico Geriatra

“L’emozione di ieri è stata incredibile. Stavo andando a visitare un paziente con demenza, grave, uno di quelli dimenticati in periodo di Covid-19. Era mezzogiorno, in viale Padova. Mi supera un’ambulanza della Croce Bianca in urgenza stanno correndo per un codice rosso. Improvvisamente il Flashmob (si dice così?).

Gli applausi di migliaia di persone alle finestre all’ambulanza che correva: un effetto incredibile, emozionante e commovente. Mi sono fermato ad asciugare le lacrime, non immaginavo un affetto così grande.”

La testimonianza di Rosanna Favulli
Operatore Sindacale

Renata e l’abbraccio di Rosanna Favulli: solitudine da Coronavirus

“La solitudine ai tempi del Coronavirus, che impone delle restrizioni, colpisce i più bisognosi. Ma la solidarietà non si ferma.

Ed è così che basta una telefonata ad una persona sola o ad un ammalato per abbracciarlo virtualmente, per ascoltarlo e per non lasciarlo solo. Si può fare welfare anche se obbligati a stare a casa, con piccoli gesti, azioni che non costano nulla ma che fanno tanta compagnia e valgono più di un abbraccio che presto torneremo a scambiarci anche di persona”.

 

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